by Antonella Pease

 

Translations by Adria Frizzi


 

Diario fiorentino

 

I

 

per le antiche stradine

di Firenze

i miei piedi riconoscono

il selciato

volano

nelle nere scarpe piatte

più giovani di allora

captando l’eco

dei tacchi alti a spillo

guardinghi

timorosi d’interstizi

servitori di un corpo

ignaro e all’erta

selvaggina in attesa.

Ora liberi ridono

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

quanta strada hanno fatto

esploratori esperti

sanno che questo è

                              terreno loro.

 

 

From

Florentine Journal

 

On the old narrow streets

of Florence

my feet recognize

the uneven stones

fly

in black flat canvas shoes

younger than before

capturing the echo

of high stiletto hills

their gait wary

fearful of cracks

servants

of an unknowing watchful

body

prey constantly on the alert.

Now unbound they laugh

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

what distance they have traveled

expert explorers

they know that this is

                        their terrain.

                          


 

Natura morta

31 dicembre

 

una lattina di birra vuota

un bicchiere di cristallo

orlato d’oro,

un piatto di terraglia

sbrecciato

molliche di pane

buccie di mandarino

come ruvide conchiglie

abbandonate

su qualche spiaggia

di un’infanzia fantasma

tra castelli di sabbia

una paletta un secchiello

una formina di metallo

a stella, arrugginita

un cuore enorme

violaceo

spaccato come

una melagrana.

 


 

 

Still-Life

December 31st

 

An empty can of beer

a gold rimmed

crystal glass

a jagged earthenware plate

bread crumbs

tangerine skins curled

like rough shells

left behind

on some shore

of a phantom-childhood

among sand-castles

a small pail

a shovel

a rusty star-shaped

metal mould

a swollen

purplish heart

cracked like

                            a pomegranate.


 

ancora

 

Si vive e

si riflette sulla vita

nasce un mattino

ed è quasi inverno

il cielo esangue

tacita la casa

come fortezza

in attesa

dell’assedio

umidi ancora

i corpi dei bambini

non ancora dal tempo

maculati

i loro gridi

trinciano l’aria

brandelli restano

sospesi

formano informi

ragnatele di memoria

la mia pelle ne è tutta

ricamata.


 

 

 

still

 

one lives and,

meditates on life

a day is born

and is almost winter

drained of blood the sky

silent the house

waiting

for the siege

the children’s bodies

still damp

not yet mottled

by time

their cries

rend the air

shreds remain

suspended

forming formless

webs of memory

embroidery on

my skin.

 


 

Plaza 15 de mayo

(Sucre, Bolivia)

 

come tranquilla

nella notte appena nata

questa piazza bagnata

dalla sorniona luce

dei lampioni

accoglie la sua gente

che senza fretta

indugia

gli amici chiaccherando

gl’innamorati

gli occhi incatenati

e una mamma minuscola

leggera col suo niño

stretto al dorso

nel grande scialle

colorato

i piedi nudi nei sandali

quasi danzando

scorre davanti a me

che la trattengo

di lei il mio sguardo

nutro

fatto di minuti

sempre più brevi

viandante

presto ingoiata

dalle tenebre


 

 

 

plaza 15 de mayo

(Sucre, bolivia)

 

How peacefully

in the new-born light

this square bathed

in the street-lamps’

sly light

welcomes its people

who in no hurry

linger

friends chatting

lovers

their glances locked

and a tiny mamá

so light

with her niño

tightly bound to her back

in a large colored shawl

her bare feet

almost dancing

glides before me

who hold her back

of her nourishing my eye

the minutes

shorter and shorter

a passer-by

soon to be swallowed

by darkness.