PINOCCHIO

Capitolo 1

Cap 1 Cap 2

1

Come andò che Maestro Ciliegia, falegname, trovò un pezzo di legno, che piangeva e rideva come un bambino.

 

 

Maestro Ciliegia, falegname, trova un pezzo di legno. Il pezzo di legno piange e ride come un bambino

 

2

— C’era una volta...

— Un re! — diranno subito i miei piccoli lettori.

— No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.

Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.

 

 

- C'era una volta....

- Un re! - cosi' pensano probabilmente i miei lettori.

- No, ragazzi. C'e' un errore. C'era una volta un pezzo di legno.

E' un pezzo di legno modesto, da bruciare nel caminetto per riscaldare le stanze.

 
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Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome Mastr’Antonio, se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.

3

Un giorno, non so come, questo pezzo di legno arriva nella bottega di un vecchio falegname che si chiama Mastro Antonio. Tutti pero' lo chiamano Maestro Ciliegia perche' ha la punta del naso sempre rossa e lucida come una ciliegia matura.

 

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Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno, si rallegrò tutto; e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce:

— Questo legno è capitato a tempo; voglio servirmene per fare una gamba di tavolino. —  

 

Detto fatto, prese subito l’ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e a digrossarlo; ma quando fu lí per lasciare andare la prima asciata, rimase col braccio sospeso in aria, perché sentí una vocina sottile sottile, che disse raccomandandosi:

— Non mi picchiar tanto forte! —

Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia!

 

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Maestro Ciliegia vede il pezzo di legno ed e' contento perche' pensa: "Questo e' perfetto per fare la gamba di un tavolo.."

E comincia subito a lavorare con un'ascia per togliere la corteccia ruvida.

 Alza il braccio e improvvisamente sente una voce sottile:

 

"Per favore non picchiare troppo forte."

 

Maestro Ciliegia e' sorpreso e perplesso.

 
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Girò gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina, e non vide nessuno! Guardò sotto il banco, e nessuno; guardò dentro un armadio che stava sempre chiuso, e nessuno; guardò nel corbello dei trucioli e della segatura, e nessuno; aprí l’uscio di bottega per dare un’occhiata anche sulla strada, e nessuno. O dunque?...

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Guarda in giro per la stanza. Cerca la voce, vuole scoprire da dove viene. Ma non c'e' nessuno. Sotto il banco, dentro un armadio, nella pattumiera. Nessuno. Apre la porta e guarda nella strada. Nessuno. E allora?

 

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— Ho capito; — disse allora ridendo e grattandosi la parrucca — si vede che quella vocina me la son figurata io. Rimettiamoci a lavorare. —

E ripresa l’ascia in mano, tirò giú un solennissimo colpo sul pezzo di legno.

— Ohi! tu m’hai fatto male! — gridò rammaricandosi la solita vocina.

Questa volta maestro Ciliegia restò di stucco, cogli occhi fuori del capo per la paura, colla bocca spalancata e colla lingua giú ciondoloni fino al mento, come un mascherone da fontana.

Appena riebbe l’uso della parola, cominciò a dire tremando e balbettando dallo spavento:

 

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"Capisco," pensa e ride. "E' la mia immaginazione. Adesso ricomincio a lavorare."

Prende in mano l'ascia e colpisce molto forte il pezzo di legno.

"Ohi! Mi fai male!" grida la stessa vocina.

 

Questa volta Mastro Ciliegia e' esterrefatto. Gli occhi saltano fuori dalle orbite. La bocca aperta. La lingua pende fino al mento come la scultura di una faccia su una fontana.

Quando ricomincia a parlare, trema e balbetta per la paura

 

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— Ma di dove sarà uscita questa vocina che ha detto ohi?... Eppure qui non c’è anima viva. Che sia per caso questo pezzo di legno che abbia imparato a piangere e a lamentarsi come un bambino? Io non lo posso credere. Questo legno eccolo qui; è un pezzo di legno da caminetto, come tutti gli altri, e a buttarlo sul fuoco, c’è da far bollire una pentola di fagioli... O dunque? Che ci sia nascosto dentro qualcuno? Se c’è nascosto qualcuno, tanto peggio per lui. Ora l’accomodo io! —

 

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- Da dove viene questa vocina che dice ohi? Qui non c'e' nessuno. Forse questo pezzo di legno piange e si lamenta come un bambino. Ma e' impossibile.  E' un pezzo di legno normale come gli altri. Allora lo metto nel caminetto. Devo cucinare i fagioli nella pentola. Se qualcuno e' nascosto dentro il legno, il problema e' suo, non mio.

 

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E cosí dicendo, agguantò con tutte e due le mani quel povero pezzo di legno, e si pose a sbatacchiarlo senza carità contro le pareti della stanza.

Poi si messe in ascolto, per sentire se c’era qualche vocina che si lamentasse. Aspettò due minuti, e nulla; cinque minuti, e nulla; dieci minuti, e nulla!

— Ho capito; — disse allora sforzandosi di ridere e arruffandosi la parrucca — si vede che quella vocina che ha detto ohi, me la son figurata io! Rimettiamoci a lavorare. —

E perché gli era entrata addosso una gran paura, si provò a canterellare per farsi un po’ di coraggio.

 

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Allora prende il pezzo di legno e colpisce le pareti della stanza, qui e la', con forza.

Poi ascolta. Vuole sentire se c'e' la voce. Dopo due minuti non sente nulla. Cinque minuti, nulla. Dieci minuti. Nulla.

 

"Capisco. La vocina e' una mia invenzione" dice mentre ride e si gratta la parrucca. E ricomincia a lavorare.

Ma ha ancora un po' di paura e allora canta per prendere coraggio.

 

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Intanto, posata da una parte l’ascia, prese in mano la pialla, per piallare e tirare a pulimento il pezzo di legno; ma nel mentre che lo piallava in su e in giú, sentí la solita vocina che gli disse ridendo:

— Smetti! tu mi fai il pizzicorino sul corpo! —

Questa volta il povero maestro Ciliegia cadde giú come fulminato. Quando riaprí gli occhi, si trovò seduto per terra.

Il suo viso pareva trasfigurito, e perfino la punta del naso, di paonazza come era quasi sempre, gli era diventata turchina dalla gran paura.

 

 

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Mette giu' l'ascia e prende la pialla per piallare e levigare il pezzo di legno.

Mentre lo pialla sente ancora una vocina che ride:

"Mi fai solletico sul corpo."

Questa volta Mastro Ciliegia cade per terra come fulminato. Riapre gli occhi e vede che e' seduto sul pavimento.

La sua faccia e' cambiata. Anche il naso che di solito e' rosso adesso e' blu per la paura.